Multitask, protettrice ed empatica

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Sonia María Crespo de Illingworth
Direttrice della Rivista Vive!
Presidente della Fondazione “Familia y Futuro”
Ecuador

Molte donne oggi potrebbero riconoscersi in una scena del genere: in un pomeriggio qualsiasi, dopo il lavoro, vado al supermercato, visto che ho invitato alcune amiche per cena; nel tragitto mi fermo a pagare la bolletta della luce che sta scadendo; mentre sono in fila chiamo mio padre che ieri si era sentito male e gli chiedo cosa gli ha detto il medico. Pago la bolletta ed esco in tutta fretta. Incontro la giornalista a cui avevo promesso di scrivere un articolo e le dico che nel pomeriggio lo completerò per spedirglielo. Arrivo al supermercato, prendo quanto mi serve e alla cassa lascio che una signora anziana, che me lo chiede, passi avanti. L’aiuto anche a tirar fuori dal carrello la sua spesa. Quando arriva il mio turno aiuto il ragazzo a mettere le mie cose nelle buste. Esco in fretta con la spesa e squilla il cellulare. È mia cognata che mi racconta il litigio avuto con mio fratello. Ci accordiamo per incontrarci tra 20 minuti per prendere un caffè insieme: ci vediamo, e faccio da psicologa e confidente. Torno a casa, preparo la cena, arrivano le mie amiche e ci aggiorniamo di tutte le ultime novità, ceniamo e vanno via. Sistemo la casa, dico a mio marito che devo lavorare un po’ prima di venire a letto. Accendo il computer per lavorare all’articolo da completare. Quando finisco mi rendo conto che sono già le 3 del mattino. Devo addormentarmi subito perché i bambini si sveglieranno alle 6 e devo accompagnarli a scuola.

Multitask, protettrice ed empatica, soprattutto con chi soffre, capace di risolvere problemi, la donna possiede grande forza spirituale e resistenza che la rendono capace di appoggiare e sostenere le persone che la circondano.

Nel lavoro, la donna preferisce la collaborazione alla competitività, il lavoro di squadra a quello individuale. In campo lavorativo la sua intelligenza emotiva, la praticità e la creatività sono le sue carte migliori.

Le neuroscienze ci insegnano che i cervelli femminile e maschile sono incredibilmente diversi:“la connessione tra l’emisfero destro e quello sinistro nella donna è un ponte robusto che le dà la capacità di pensare molte cose allo stesso tempo, combinando l’emisfero della logica (sinistro) con quello delle emozioni e dei concetti astratti (destro).”1

Perché il genio femminile è così offuscato per noi?

E’ necessario riesaminare qualcosa nella storia per comprendere in quale momento abbiamo perso la connessione con ciò che è propriamente femminile: trasmettere la vita fisicamente ai propri figli e risvegliare la vita negli altri.

Le donne della fine del secolo XIX hanno lottato per non dover lavorare ore interminabili nelle fabbriche della rivoluzione industriale. Esigevano il diritto a stare a casa per assicurare l’educazione, la pulizia e la buona nutrizione dei figli. Lo hanno conseguito.

Le donne dell’inizio del secolo XX hanno lottato per essere ammesse all’insegnamento nelle scuole superiori e nelle università e per raggiungere l’uguaglianza politica. Ci sono riuscite.

Però a metà dello stesso secolo una certa parte del femminismo si è radicalizzata. Non si aspirava semplicemente all’uguaglianza dei diritti giuridici e sociali tra uomini e donne, ma reclamava l’uguaglianza funzionale dei sessi. La filosofa esistenzialista Simone de Beauvoir sosteneva che la maternità sarebbe un imbroglio, una trappola utilizzata dagli uomini per togliere l’indipendenza alle mogli. Caldeggiava perciò relazioni lesbiche, aborto e il trasferimento allo Stato dell’educazione dei figli.

Nel secolo XXI lo scenario risulta abbastanza confuso. Dopo che il femminismo radicale ha lanciato nel maggio del ’68 lo slogan “Donne non si nasce, si diventa”, si è fatto un passo ulteriore avanzando la pretesa di eliminare e di disconoscere la stessa natura umana, cioè il proprio corpo… “il genere è performativo, si costruisce con la pratica, è fluido e multiplo, il che permetterebbe alle donne… di comportarsi quasi a piacimento, secondo un criterio d’identità variabile e cangiante… e darebbe la possibilità di emergere a nuove identità di genere, o al loro costante cambiamento”.2

Per liberare la donna dalla sua capacità unica di concepire, attendere nove mesi e dare alla luce, le sono stati forniti gli strumenti necessari: contraccettivi, aborto chimico e chirurgico, promozione del lesbismo e dell’autoerotismo… “Per essere efficaci a lungo termine, i programmi di pianificazione familiare devono cercare non solo di ridurre la fertilità nei ruoli di genere esistenti, ma anche di cambiare i ruoli di genere per ridurre la fertilità…”3

La maternità non viene più accolta come un dono, ma come un diritto. Si vuole avere un figlio quando si vuole, come si vuole e con chi si vuole. Il piacere sostituisce la felicità. Si incoraggia la donna assicurandole che non ci saranno conseguenze per la sua salute e per la sua vita emozionale offrendole i “diritti sessuali e riproduttivi”.

Per ottenere un consenso universale su tali idee, gli ideologi del gender promuovono un cambiamento culturale attraverso l’educazione e i mezzi di comunicazione. Assistiamo alla decomposizione della società, a cominciare dalla famiglia e dall’educazione dei figli, e allo stesso tempo all’edificazione di un mondo nuovo e arbitrario.

Qual è il contributo della donna all’umanità?

Offuscata così l’identità femminile, ci troviamo di fronte alle sfide di un mondo che non concepisce più la legge naturale come qualcosa di inscritto nel cuore dell’uomo, ma preferisce promuovere un paradiso illusorio di piacere, ove le divinità sono l’edonismo, il materialismo, un mondo dove finiscono per prevalere la fragilità delle relazioni interpersonali e la cultura dello scarto: vale la pena tornare all’essenziale, a volte all’ ‘ovvio’, e chiedersi cosa apporta la donna all’umanità. Riporto qui di seguito alcune idee:

- Trasmette la vita: Accogliere nel seno materno, custodire e far nascere sono funzioni esclusive. Se questa fosse l’unica missione della donna, sarebbe già tanto. D’altra parte il suo apporto va molto al di là di ciò che le è riservato per natura.

- Spinge l’uomo a esercitare la paternità: La donna è colei che inculca all’uomo la paternità. Sin dai primi giorni del concepimento la donna presenta il figlio al padre a livello cellulare, dice la dott.ssa Natalia López Moratalla. In seguito è sempre la donna che indica all’uomo chi è suo figlio e lo aiuta a comprendere i processi della crescita infantile e adolescenziale. Quante volte i figli vano dalla mamma perché interceda presso il padre. Ella, infatti, è capace di valutare con realismo le situazioni. Usa l’intuizione e riesce a mantenersi vicina alle necessità dell’uno e dell’altro.

- La sua presenza è insostituibile: Le neuroscienze ci dicono che, specialmente nei primi anni di vita del figlio, “la corteccia cerebrale non cresce automaticamente, ma a seconda degli stimoli che riceve nel periodo della sua crescita principale, nei primi anni di vita e quando è nelle mani della madre. Molti studi dimostrano che più ore la madre passa col figlio, più alto sarà il quoziente intellettuale di quest’ultimo. […] Si sta anche scoprendo come i lobi cortico-limbici si sviluppino unicamente come risposta alla stimolazione materna. Il sistema limbico è quella parte del cervello che governa il senso di sé, le emozioni, l’autocontrollo, la compassione… La stimolazione del sistema limbico comincia con l’incrociarsi degli sguardi tra la mamma ed il neonato”.4

- Forma la persona: La donna permette ai figli l’ingresso nel mondo affettivo come prima referente dell’amore e dell’accoglienza, e nel corso della vita di ogni figlio lo forma ai valori umani e cristiani, insegnandogli le norme della convivenza sociale.

La donna, quando scopre che la propria vocazione è l’amore e s’incontra col modello d’umanità che le offre il Cristo, si trasforma in una vera artigiana di pace per il mondo.

La madre interviene con delicatezza e precisione sulla condotta e il carattere dei figli – a volte perfino del marito – per sradicare gli egoismi e l’orgoglio che possono annidarsi nei loro cuori. E’ creatrice di una cultura del rispetto e di dialogo all’interno della famiglia ed è dotata di un’eccezionale capacità di umanizzare il mondo lavorativo.

1 Vollmer, Christine. (2011). Mujer: Tú tienes la solución. Jornadas para la mujer de hoy. Unimet.

2 Trillo-Figueroa, Jesús. (2009). La Ideología de Género. Libros Libres. Página 133.

3 Division for the Advancement of Women for the Expert Group Meeting on Family Planning, Health and Family Well-Being, Gender Perspective in Family Planning Programs (1992) en colaboración con UNFPA.

4 Vollmer, Christine. (2011). Mujer: Tú tienes la solución. Jornadas para la mujer de hoy. Unimet.

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