Tripletta! Collegando sport, spiritualità e educazione

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Joseph Glass (al centro in piedi), professore di comunicazione e arti grafiche, sostiene gli studenti-giocatori di basket nel suo ruolo di consulente spirituale della squadra della Neumann University di Aston, Philadelphia. (Foto di Martin Hunter)

Pubblichiamo, un articolo scritto dal Prof. Michael Galligan-Stierle, Presidente della Association of Catholic Colleges and Universities and Lee M. DelleMonache e Direttore del Neumann University Institute for Sport, Spirituality and Character Development. L’articolo originale è stato pubblicato in inglese sul settimanale National Catholic Register, alla fine del mese di novembre 2014.

 

 

 

 

 

Tripletta! Collegando sport, spiritualità e educazione *

 

Di fronte ad una folla di 48.613 spettatori, che quella sera di fine settembre gremiva lo stadio degli Yankees, Derek Jeter giocò la sua ultima partita in casa. Cominciò la partita come faceva sempre quando giocava nel Bronx, prima di inaugurare la sua straordinaria ventennale carriera nel baseball: corse nella sua posizione di interbase, si accovacciò al limite della parte esterna del campo con le spalle rivolte alla casa base, chinò il capo, offrì una parola di ringraziamento a Dio e si fece il segno della croce.

Sin dai tempi antichi, gli atleti chiedono aiuto a Dio per avere successo nelle competizioni. Gli eventi sportivi, ricchi di rituali e di sfilate, sono stati considerati un modo per approfondire il rapporto con Dio. Oggi, la comunità cattolica continua a promuovere il collegamento, attraverso gli uffici della Curia che si occupano di Chiesa e sport, come quello presso il Pontificio Consiglio per i Laici.

Inoltre, scuole superiori e università cattoliche sono sempre più consapevoli dell'importanza di questa connessione per i giovani, molti dei quali sono alla ricerca di risposte alle grandi domande della vita: Chi sono? Qual è il mio posto nel mondo? È dedicando tempo alla conoscenza di sé stessi, degli altri e di Dio che si comincia a rispondere a queste domande cruciali nel contesto dei valori evangelici. In questo senso, la pratica dello sport nelle scuole superiori e all'università offre agli studenti la grande opportunità di considerare la loro "vita interiore", per imparare ad affrontare le difficoltà e gioire dei successi, oltreché a sviluppare virtù come l’altruismo e la leadership.

Tuttavia, il fatto di partecipare a queste attività non basta per comprendere appieno il potere di trasformazione dello sport. È necessaria una strategia consapevole nella pianificazione e nella scelta delle risorse destinate agli studenti-atleti, per conseguire un vigoroso sviluppo della fede, della leadership, del carattere e delle qualità spirituali. È per questo che molte scuole e università cattoliche si sono consapevolmente proposte di impegnarsi nella promozione dello sport, come un modo per facilitare un legame più profondo con Dio, attraverso lo sviluppo della leadership, la promozione del bene comune, che mette in relazione con il trascendente e che facilita il processo decisionale in questa importante fase della giovinezza. Farò alcuni esempi.

L'Università Neumann, situata alla periferia di Philadelphia, considera l’opportunità di dedicarsi  alla cura pastorale degli studenti-atleti dell’università come una chiamata, una vocazione e per questo nel 1999 ha dato vita all’Istituto per  Sport, Spiritualità e sviluppo della Personalità, quale mezzo per adempiere questo impegno. Agli occhi degli atleti, l’obiettivo dell'Istituto è quello di trasformare le prospettive e ispirare  comportamenti che rivelino la consapevolezza della presenza di Dio nella loro vita. Cappellani per ogni squadra, attività per lo sviluppo della leadership, serate di riflessione sono solo alcune delle iniziative che questa università francescana offre ai suoi studenti-atleti per aiutarli ad approfondire la conoscenza di sé, degli altri e di Dio.

Tramite la partnership con l'Istituto per l'Eccellenza e l'Etica de Le Moyne University di Syracuse, New York, hanno dato vita a uno strumento di riflessione per atleti e allenatori dal titolo "Dentro la L: Un approccio gesuita allo sport universitario a Le Moyne college." Il reverendo P. David McCallum sj, assistente esecutivo, ha dichiarato: "il fine ultimo, l’intento e i modi di procedere che guidano il nostro cammino provengono da una seria riflessione sull’esperienza di ciò che ispira il nostro desiderio di eccellenza nello sport e nell’educazione, di come vogliamo trattare gli altri, siano essi giocatori, allenatori o insegnanti, di quale definizione vogliamo dare al successo, e di come cerchiamo di sviluppare il nostro pieno potenziale".

Presso l'Università di Santa Scolastica a Duluth, Minnesota, sin dall'avvio della pratica sportiva a livello inter-scolastico nel 1970, le squadre hanno sempre partecipato attivamente a progetti di servizio comunitario. Ed è per questo che, nella stagione 2005-2006, l’Associazione nazionale dello Sport per la III Divisione, ha premiato questo college con il Josten’s Community Service Award per il suo impegno al servizio della comunità. L'università punta a "promuovere e riconoscere l'eccellenza dello studente-atleta" attraverso attività quali l’introduzione del Premio alla Sportività John Baggs, che intende valorizzare il vero significato della vittoria e della sconfitta, della lealtà verso i compagni di squadra e gli allenatori e anteporre il successo della squadra ai successi individuali.

Molte altre università cattoliche propongono momenti di insegnamento che collegano lo sport e la formazione spirituale. Recentemente alla Wheeling Jesuit University a West Virginia, in occasione della celebrazione del primo anniversario della morte di Kevin Figaniak, un giocatore di lacrosse dell’università, la cappella del Campus traboccava di gente. Nella sua omelia, P. Michael Steltenkamp SJ, professore di teologia, ha parlato di Figaniak come un compagno di squadra che rictornava a Dio. "Kevin ci parla ora dal suo posto vicino a Dio, ci chiama insieme questo pomeriggio affinché chiediamo a Dio l’aiuto necessario per diventare le persone che Lui vuole che siamo: un uomo o una donna per gli altri". Dopo l’Eucaristia l’allenatore è rimasto con i suoi giocatori per condividere un’ulteriore riflessione.

Chiaramente, le istituzioni educative cattoliche hanno, nei momenti significativi per le squadre e gli atleti, grandi opportunità per aiutarli a riflettere su temi come la vita e la morte, la ragione e lo scopo dell'esistenza, ed in ultimo, la costruzione di significato. C'è un motivo per cui queste occasioni possono rivelarsi un canale efficace per la fede. Alcuni ricercatori sostengono che ci sia una connessione tra sport e spiritualità, che dipende dal funzionamento del nostro cervello. Il concetto di psicologia positiva "di flusso" è stato sviluppato dallo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, un pioniere nello studio della felicità. Csikszentmihalyi ha contribuito all’argomentazione secondo la quale la regione del cervello che viene impiegata durante un momento di profonda preghiera è la stessa regione utilizzata dagli atleti quando sono "in campo". Entrambe queste attività provocano un senso di benessere, di "esperienza ottimale" anche di fronte alla sfida. Forse coloro che trovano la spiritualità nello sport - dagli studenti agli atleti professionisti - stanno facendo un collegamento (consapevolmente o meno) con qualcosa che è stato reale sin dalla Creazione: Dio è presente in ogni cosa. Impegnandosi a far sì che quel collegamento divenga esplicito in tutti coloro che sono coinvolti in programmi atletici, molte scuole e università cattoliche offrono una formazione che abbraccia tutta la persona, forgiando cittadini migliori per la Chiesa e per il mondo intero.

 

* Articolo pubblicato in inglese sul settimanale National Catholic Register (www.ncronline.org) novembre 7-20 2014. Traduzione italiana dalla Sezione Chiesa e Sport.

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