Ruoli maschili e femminili: un'idea da abbandonare?
I lavori sono proceduti nel pomeriggio con il panel “Ruoli maschili e femminili: un’idea da abbandonare?”. Alla luce della teoria del gender, che intende eliminare ogni differenza tra maschio e femmina, negando le identità di genere, ci si è chiesti: è possibile ancora oggi parlare di ruoli in famiglia e sul lavoro? Si può affermare che i ruoli tradizionalmente considerati maschili e femminili siano interscambiabili? Marco Scicchitano ha aperto il panel dando una risposta sulle differenze di genere da un punto di vista delle scienze neurologiche, fisiologiche, psicologiche e biologiche, dimostrando che lo sviluppo cerebrale in maschi e femmine avviane in maniera differente e confermando l’esistenza di una base biologica alle differenze uomo/donna.
È stata, poi, la volta di Geneviève Sanze la quale ha voluto contestare l’idea fortemente radicata, retaggio dell’antica divisione della lavoro, secondo la quale tutte le attività di cura, di assistenza e di educazione – portate avanti normalmente dalla donna nella sfera familiare – richiedano la categoria del dono, della gratuità. A causa di questa convinzione questi lavori di cura, per i quali le donne sono certamente più portate, vengono normalmente sotto-pagati e sotto-stimati dagli uomini, i quali lavorano in settori economicamente più rilevanti. Geneviève Sanze, certa che la cura dell’essere umano sia una responsabilità di tutti, ha voluto proporre ai partecipanti la proposta della filosofa americana J. Nedelsky la quale ritiene doveroso che tutti, uomini e donne, trovino un giusto rapporto tra lavoro e cura, in modo da vedere applicato il principio di fraternità. La relatrice si è poi soffermata sulla condizione delle donne africane denunciando “l’invisibilità delle donne”, oggetto di un paradosso. Infatti, mentre sembrerebbe che esse non contribuiscano affatto al prodotto interno lordo del Paese, in realtà sono proprio loro l’anima della società, il fulcro delle comunità africane, essendo presenti in vari settori dell’economia. Concludendo Geneviève Sanze ha proposto come soluzione per il futuro il partenariato tra uomini e donne, come via adatta a rendere possibile la comunione e la collaborazione tra i due.
A seguire ha preso la parola Josefina Perriaux de Videla la quale ha messo in luce il disorientamento che le donne subiscono a causa dei significativi cambiamenti che hanno avuto luogo nel XX secolo: la “liberazione” dal lavoro domestico, la separazione tra sessualità e maternità, l’accesso all’esercizio delle professioni ed in particolare l’avvento dell’ideologia gender, che ha progressivamente diluito l’identità femminile (come anche quella maschile). Tale disorientamento ha causato nelle donne una difficoltà oggettiva a discernere ciò che è un mero stereotipo culturale da ciò che profondamente riguarda il loro stesso essere. La donna di oggi deve riconciliarsi con sé stessa, per questo pare urgente un giudizio chiaro sulla sua identità. A tal fine Josefina Perriaux de Videla ha posto l’accento su due aspetti, a suo parere fondamentali, che riguardano l’identità femminile: il dualismo, ossia l’integrazione molto più intima, rispetto ai maschi, tra spirito e corpo (la donna è più immersa nella propria corporeità); e la disposizione alla maternità, che favorisce in lei l’accoglienza di tutto l’essere umano. Solo se la donna si riconcilierà con sé stessa potrà essere abbastanza forte da affrontare i ruoli che oggi le vengono attribuiti.